Nel mondo di Morgana, la strega non è un travestimento. È un’eredità. È una lingua che non si può più disimparare.
Tra monologhi e sortilegi corali, musica elettronica dal vivo e danze propiziatorie, poesia e ironia si intrecciano in un viaggio
che è insieme intimo e collettivo. Una chiamata a guardare con occhi nuovi chi sono state le reiette di ieri, e dove si agitano le “streghe” di oggi.

PREMESSA: CHI SONO LE STREGHE OGGI?

La repressione della sessualità femminile è un fenomeno che continua fino ai giorni d’oggi. Gli stessi meccanismi di potere che portarono alla feroce caccia alle streghe nei secoli passati continuano ad agire al giorno d’oggi attraverso altre forme di “persecuzione” verbale o mediatica come lo slut shaming. In altre parole, “La puttana è la strega del XXI secolo”. Entrambi questi vocaboli sono (ed erano) usati per denigrare e svilire una donna a causa della sua sessualità. È bene però sottolineare che la radice di questa oppressione non sono “gli uomini”, bensì gli stereotipi di genere e una narrativa sessista che sono portati avanti da persone di qualunque genere (spesso sono proprio le donne le prime complici di una mentalità maschilista).
Il fil rouge che collega secoli di storia apparentemente distanti è il doppio standard che porta a lodare gli uomini per le loro attività sessuali,
e allo stesso tempo a punire le donne per lo stesso motivo. Oggi come un tempo il vestiario è usato come metro di giudizio per la moralità di una donna: se nei secoli passati una scollatura di troppo poteva costare l’essere sospettate di stregoneria, oggi la lunghezza della gonna viene usata come argomento per de-legittimare la gravità di uno stupro perché “vestita così te la sei cercata”.

“Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega. Perché tanto la mia natura è quella.”


Queste parole aprono lo spettacolo come una dichiarazione, un rito, un avvertimento. “Morgana, mia nonna e altre streghe” è un atto d’amore e ribellione, un rituale teatrale in cui la stregoneria diventa linguaggio e metafora del potere femminile. Il progetto costruisce un mosaico di ritratti di streghe – alcune vere, altre leggendarie, altre ancora immaginate – per attraversare i temi centrali del femminismo contemporaneo: la parità salariale, la decadenza del corpo femminile con l’età, la rimozione delle donne dai ruoli di potere, la mascolinizzazione del linguaggio, la rabbia, il desiderio, l’ambizione. Nel mondo di Morgana, la strega non è un travestimento. È un’eredità. È una lingua che non si può più disimparare. La strega è quella che conosce, quella che nomina, quella che osa esporsi senza chiedere permesso. È voce che buca il silenzio, corpo che reclama spazio, desiderio che non chiede scusa. Ma proprio per questo viene derisa, zittita, demonizzata, bruciata a fuoco lento nel forno della normalità. Le streghe di ‘Morgana, mia nonna e altre streghe’ sono molte. Alcune vengono dai miti Circe che trasforma, Grimilde che specchia, Lechuza che osserva nel buio, Minerva
McGranitt che insegna senza mai cedere. Altre vengono dalla vita: donne incontrate per caso o per destino, che hanno saputo abitare il proprio potere anche senza saperlo. Donne comuni con gesti straordinari, occhi che tagliano, silenzi che dicono tutto.

Ogni quadro è autonomo ma interconnesso, come se ciascuna strega fosse un archetipo, un frammento dell’identità femminile. Il linguaggio alterna poesia e ironia, sacro e trash, comicità e lirismo e ogni strega rappresenta un punto di rottura o rivelazione: Lilith apre il rito come madre primigenia della stregoneria; Grimilde riflette il nostro narcisismo nello specchio; Minerva McGranitt è guida e maestra; Greta Thunberg ci costringe a chiederci: chi sono oggi le vere streghe?

TEMI & OBIETTIVI

Questo progetto è un omaggio e un’indagine sul potere femminile. Attraverso la strega come archetipo, l’obbiettivo è indagare sui temi legati alla
contemporaneità: la parità salariale, la vecchiaia e la decadenza, l’esclusione delle donne dai ruoli di potere, la performatività del genere, il femminismo intersezionale, la memoria e l’immaginario familiare. Non è uno spettacolo “sulle donne”, ma una prova di metamorfosi: un’operazione radicale di ascolto e incarnazione. Non per rappresentare, ma per farsi attraversare.

LINGUAGGIO SCENICO

Lo spettacolo si muove tra il monologo, la musica elettronica dal vivo, momenti coreografici e azioni corali. Il linguaggio è quello della performance
contemporanea contaminata da riferimenti pop, comicità surreale e cultura queer. Le atmosfere cambiano da strega a strega, con un uso dinamico della voce, della musica, della luce e del corpo. L’intervento del coro di attrici/performer è pensato come elemento ritmico e rituale, capace di sospendere la
narrazione e creare spazi di confronto simbolico tra le streghe, tra il passato e il presente, tra il maschile e il femminile

SCHEDA TECNICA

Spazio minimo: 5×4

Spazio ottimale: 6×6

Impianto luci
9 par led rgb:
4 frontali (gestibili autonomamente)
3 contro
2 tagli laterali
Possibilità di effetto stroboscopico.


Impianto audio
2 diffusori acustici
2 monitor di palco
Possibilità di collegare le casse o il mixer di regia ad un mixer in scena

Macchina del fumo

Referente tecnico Gian Maria Labanchi 329 0048131 –gianlab96@gmail.com

CREDITI

Titolo del progetto
MORGANA, MIA NONNA E ALTRE STREGHE


Ideazione, testo e interpretazione
Leonardo Bianchi

e con
Annachiara Fanelli
Eleonora Fiorucci
Jacopo Peroni


Drammaturgia
Leonardo Bianchi e Giorgia Rambaldi


Drammaturgia musicale
Gian Maria Labanchi


Genere
Performance contemporanea / Monologo corale


Durata
70 minuti